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Tradizioni PDF Stampa Email
Scritto da Angelo   
Domenica 22 Novembre 2009 13:20

Durante tutto l'anno, numerose erano fin dalle origine del nostro paese, le tradizioni sacre e profane tra cui processioni, cori, falò.
Le processioni che ancor oggi rivestono carattere di particolare solennità sono quelle della Madonna di Ferragosto a Cerete Alto, di S.Vincenzo a Cerete Basso e della Natività di Maria a Novezio.
Al suono di bande musicali, sia la statua lignea della Vergine opera dei Fantoni, sia il corpo del Santo Martire romano vengono portati a spalla, lungo le vie principali imbandierate, da uomini che si alternano nell'incarico e che per avere questo privilegio davvero ambito, anche perché il corpo del Santo viene portato in processione solo ogni cinque anni, versano solitamente una certa cifra in denaro. A Novezio, il giro si compie con una reliquia mariana e la statua di Maria Bambina, e la partecipazione è quanto mai sentita e numerosa anche perché la festa chiude il ciclo delle manifestazioni religiose estive con la vivacità di una vera sagra.

Le decorazioni delle case, rispetto agli anni passati, si sono ora semplificate anche per le esigenze del traffico urbano. Le bandiere infatti sostituiscono le grandi parate e gli archi d'un tempo, così pure i moderni sistemi di illuminazione delle vie diminuiscono l'antica suggestione dei minuscoli lumi multicolori. Anche l'uso dei mortaretti da qualche anno è diminuito.
Tra le numerose ricorrenze si ricorda non solo il Venerdì Santo, ma tutta la settimana che
precede la Pasqua, un intreccio di tipiche costumanze, tramandate nel tempo. Da qualche anno, il Mercoledì Santo viene svolta, con numerosissi ma partecipazione di entrambe le Parrocchie, la «Via Crucis» che, muovendo dalla chiesa parrocchiale di Cerete Basso, si conclude nella chiesa parrocchiale di Cerete Alto. Protagonisti sono i giovani e gli adolescenti che animano con adeguate meditazioni e momenti di spettacolo il ricordo della passione, morte e resurrezione di Cristo. Anche la Domenica delle Palme col suo sfoggio di rami benedetti, tradizione che continua ancor oggi, era molto attesa: l'olivo si accettava volentieri da tutti, perché, bruciandone alcune foglioline durante i temporali, si temevano meno gli oltraggi del fulmine e delle tempeste.
Il Sabato Santo, venivano (e vengono ancora) benedette le uova, per la gioia dei bambini che trovavano sempre mille modi per presentarle a dovere, in cestini addobbati per l'occasione. Le  mamme volevano che l'uovo benedetto fosse il nostro primo cibo del mattino di Pasqua, un cibo da consumarsi con la serietà di un rito. Toccava un uovo ad ogni componente della famiglia e i frammenti dei gusci, accuratamente riuniti, venivano bruciati. Quel mattino, il saluto e l'augurio si condensavano in un semplice «Pasqua!» e un sorriso. Se la Pasqua, coincidendo fra l'altro col ritorno della primavera, ha tanti motivi per farsi attendere, il Natale, da parte sua, esercita un'attrattiva anche maggiore. Sarà che tornano in famiglia parecchi nostri emigranti sarà che anche gli infaticabili dal continuo prurito nelle mani si concedono finalmente un po' di riposo, sarà che il freddo favorisce di più la vita di casa, la partita a carte, l'intesa familiare e, perché no? il ritorno a Dio, i valori che contano, fatto sta che nella notte di Natale, più che in altre circostanze, la chiesa è affollata, le funzioni sono seguite, il desiderio di essere migliori e di vivere uniti e in pace con tutti è particolarmente sentito.
I ragazzi, dal canto loro, in questa occasione, manifestavano la loro esubranza, incuranti del freddo, col tradizionale falò notturno.
Subito dopo la messa di mezzanotte, davano inizio allo spettacolo. Anche gli adulti non lesinavano la loro movimentata partecipazione a questa iniziativa che si concludeva in genere tra chiassose risate, «strinù» (cotechini arrostiti alla brace) e fiaschi di vino generoso.
L'interruzione della secolare tradizione del falò, di sicuro affascinante, dovuta al rischio che effettivamente rappresentava per le abitazioni vicine e alle conseguenze inquinanti sull'ambiente. Oggi, comunque, c'è stato una riscoperta del presepio, nell'intimità delle proprie case, nelle scuole nelle piazze e nelle chiese. Prima edizione del presepio vivente risale al natale 2001 di cui riportamo un interessante galleria fotografica e che ogni anno si rinnova con interessanti la stesso affiatamento.

carnevaletutti
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Il Carnevale si apriva nel frastuono la sera dell'Epifania: decine e decine di coperchi, di pentole fuori uso, di rottami vari, venivano agganciati a robusti cordoni e trascinati, vociando, sulle strade. Allora, adulti e ragazzi, infagottati in buffi indumenti d'altri tempi per non farsi riconoscere, rifacevano il giro del paese, per farsi offrire frittelle e sorsate di buon vino. Le ragazze tenevano invece d'occhio, allo scadere del Carnevale, la porta della loro abitazione, ma, immancabilmente, c'era chi la trovava al mattino imbrattata di due enormi, vistosi zoccoloni, deludenti impronte di un amore frettoloso che non aveva purtroppo trovato il tempo per varcare la soglia. Non restava che riderci sopra, nell'attesa di prossime, migliori fortune.
Sebbene ai giorni nostri oramai queste tradizioni siano purtroppo svanite i giovani si camuffano ancora in qualche personaggio di questo tempo.

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Ultimo aggiornamento Lunedì 12 Aprile 2010 21:31
 

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